Una rappresentanza di studenti del Liceo “G.Marconi” di Foggia (classi 1C, 1D e 5B) ha partecipato il 12 Maggio scorso all’incontro nell’Aula Magna dell’Università di Foggia con il Professor Romano Luperini promosso dalla Presidentessa della Società Dante Alighieri di Foggia, Prof.ssa Donatella Di Adila in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Foggia. L’incontro del celebre studioso, critico e scrittore con gli studenti universitari e di alcuni istituti superiori di Foggia è stato introdotto dalla Professoressa Rossella Palmieri ed è stato arricchito dagli interventi del Professor Sebastiano Valerio e della Professoressa Anna Maria Cotugno. La platea, gremita da numerosi studenti e docenti, ha seguito con grande interesse l’intervento del Professor Luperini che, riprendendo in parte temi affrontati nel corso della presentazione del suo libro “La Rancura” presso la Sala “Rosa del Vento” della Fondazione Banca del Monte di Foggia lo scorso 11 Maggio, ha parlato del difficile rapporto tra gli intellettuali e la crisi generale del nostro tempo partendo dal concetto di modernità e di postmodernità per affrontare poi temi come la trasformazione del ruolo e della funzione dell’intellettuale, della forme della letteratura e del fenomeno della sua “sublimazione” nel linguaggio della pubblicità, del cinema, della televisione. Con straordinaria lucidità il celebre studioso ha guidato gli alunni in un cammino che non ha escluso fenomeni più recenti come gli scrittori “cannibali” della generazione degli anni ’90 o le nuove prospettive offerte dall’affermazione di scrittori di lingua italiana di origine straniera. Al mondo della scuola ed alle sofferte contraddizioni che lo animano, ha dedicato particolare attenzione definendola icasticamente (come riportato in un’intervista rilasciata a Gilda Policastro e pubblicata sul suo blog www.laletteraturaenoi.it) come una “riserva indiana” “assediata dal consumismo, dall’utilitarismo e dal cinismo dominanti, dalle conseguenze della crisi dell’umanesimo, del libro, della scrittura, dai ripetuti tentativi di ridurla all’interno di schemi manageriali di tipo economico ed efficientistico. Le diverse riforme vanno tutte in questa direzione trasformando i docenti in impiegati e burocrati dediti a presunti metodi oggettivi di valutazione (e autovalutazione) e, in genere, assai più ai mezzi e agli strumenti che ai fini della educazione….” Una scuola che però può e deve essere ancora “terreno di confronto e di scontro” e che ancora si regge grazie alla “superstite autocoscienza degli insegnanti di essere ancora intellettuali (precari, marginalizzati, miserabili spesso, ma intellettuali), e cioè mediatori ideologici…. La battaglia che vi si conduce può sembrare di retroguardia. Ma in realtà, in un mondo dove sono decisivi i beni immateriali, la comunicazione e l’informazione, l’unica rivoluzione che si può ancora immaginare è una rivoluzione culturale..”.
Prof.ssa Marina d’Errico
